È recente la notizia che Bialetti, la storica azienda italiana che negli anni ’30 ha dato vita alla conosciutissima moka, orgoglio del made in Italy, risulterebbe gravata da debiti per 68 milioni di euro. Fondata nel 1919 da Alfonso Bialetti, questa realtà rischia di scomparire schiacciata dalla recente moda di cialde e capsule. Così scrive Blastingnews.
Ripercorriamo oggi un po’ la storia di questa azienda italiana, madre di una delle icone del design “LA MOKA”, ancor più per noi a Napoli, dove il caffè non è solo un piacere ma un rito. Una scusa per dire “ti voglio bene”, citando il grande Luciano de Crescenzo.
Alfonso Bialetti apre a Crusinallo, Verbania, un’officina per la produzione di semilavorati in alluminio nel 1919. Il suo spiccato senso di imprenditore lo spinge a trasformare la sua officina in un laboratorio per la progettazione, realizzazione e vendita di prodotti pronti al mercato.
Cosi nel ’33 ispirata all’art decó nasce la “Moka Express”. Questo piccolo ma straordinario oggetto che permette di preparare in maniera veloce il caffè in casa. Così l’azienda decolla diventando uno dei marchi più prestigiosi del Made in Italy.
Cosa sta accadendo oggi a questa azienda? quale destino è riservato a un marchio italiano che ha disegnato e realizzato un meraviglioso e funzionale oggetto, capace di trasformare la quotidianità, di essere presente in ogni casa? Strumento che, al contrario di un cellulare dell’era moderna, avvicina le persone al dialogo generando armonia e fortificando i rapporti interpersonali.
L’articolo di blastingnews attribuisce la crisi della BIALETTI alla sempre più larga diffusione di cialde e capsule.
Sarà vero? Oppure il notevole cambiamento della società civile, sempre più attirata da finti rapporti sociali, che ha dimenticato il gusto del dialogo, del concedersi una pausa e chiacchiere davanti a un caffè, è la reale causa di questa crisi?.
Oggi, attraverso un piccolo oggetto diventato così comune, tanto da non dargli più la giusta attenzione, discutiamo su quanto è importante il rapporto tra un progetto di architettura, la quotidianità e l’emotività delle persone. Il benessere psicologico attraverso l’architettura, i suoi oggetti e i suoi spazi, è uno dei temi di maggior interesse nel panorama scientifico e neuroscentifico attuale. Quanto NoiArchitetti, nel generare processi di trasformazione del territorio, incidiamo sull’individuo, le sue emozioni e i suoi rapporti sociali?
Aspetto le Vostre opinioni magari proprio davanti un gustoso caffè, ovviamente preparato con la MOKA. Che poi, lo si prepari facendo la montagnella o comprimendo con il cucchiaino il caffè nell’imbuto, lo lascio decidere a voi. Buona Architettura a tutti